giovedì 11 ottobre 2012

Tutti i santi giorni


Dalle acciaierie di Piombino de "La bella vita" alla provincia pisana di Casale Marittimo in "Baci e abbracci", il cinema di Paolo Virzì s'è mostrato ogni volta attento - attraverso storie e personaggi differenti - a comporre un puzzle dell'Italia contemporanea, a tracciar il profilo di un paese sempre uguale e sempre diverso. In "Tutti i santi giorni" (stavolta siamo ad Acilia, ai margini di Roma), al centro della narrazione troviamo una coppia dai caratteri all'apparenza incompatibili e dai ritmi di vita difficilmente conciliabili: Antonio, timido e colto, fa il portiere di notte in un albergo di prima categoria; Antonia, inquieta ed irritabile, lavora di giorno in un autonoleggio e di sera s'esibisce in un locale come cantante. Il desiderio di avere un bambino - da orologio biologico per lei, più razionale e meditato in lui - li porta a far l'amore senza esito tutti i santi giorni e a trasmutare, pian piano, la loro esistenza in un vero e proprio incubo...

Parlando del bell'esordio nel romanzo di Simone Lenzi (Dalai editore), da cui Virzì ha liberamente tratto il proprio film, il sottoscritto scriveva sul quotidiano "La Stampa" (28/4/2012): "sullo sfondo, come in dissolvenza, si scorge il tema della ricerca di un'impossibile felicità". Ecco, il problema di questa trasposizione sta proprio nell'opzione del cineasta livornese: limitandosi a prender dal libro
lo spunto e poco d'altro, egli ha scelto la rassicurante via d'una commedia a lieto fine. Naturalmente,
i riferimenti alla tradizione filmica indigena ci sono, eccome (ad esempio, troviamo pure qui "le copule compulsive, a orari prefissati" ch'erano il refrain in "Alfredo Alfredo" di Germi): manca però, di contro,
il ritratto di "una realtà puntuta e sgradevole" che emergeva invece, con puntualità, dalla pagina scritta. Insomma, da materia simile Marco Ferreri avrebbe cavato una variazione sui temi de "L'ape regina"; Virzì pare preferire, al contrario, il terreno di talune fiction televisive.

E' un peccato, perché la prima parte della pellicola, sostenuta da un gran ritmo e da interpreti adeguati - Luca Marinelli conferma la buona impressione suscitata dalla sua prova ne "La solitudine dei numeri primi", la cantautrice siciliana Thony fa un convincente debutto come attrice - promette molto; poi, la storia perde d'interesse e si disperde in mille rivoli (la visita dei genitori di lei, francamente pleonastica) pure disomogenei sotto il profilo stilistico (si veda la parte in ospedale, con toni quasi slapstick che stridono con tutto il resto). Insomma, esiti diseguali che lasciano alquanto interdetti, conoscendo l'indubbio talento del nostro. Oppure, chissà, Virzì è soltanto il Monicelli che si meritano la società capitalistica odierna e i mezzi di comunicazione di massa: per adeguarsi ai parametri obbligati del successo e del consumo, mortifica la propria vena più autentica, smorza i cattivi pensieri
e simula di credere che omnia vincit amor.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

TUTTI I SANTI GIORNI. REGIA: PAOLO VIRZI'. INTERPRETI: LUCA MARINELLI, THONY, MICOL AZZURRO. DISTRIBUZIONE. 01. DURATA: 102 MINUTI.



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