lunedì 19 agosto 2013

La varabile umana

Milano. Da quando, tre anni prima, ha perduto sua moglie, l'ispettore Monaco si è dato una regola: nessun contatto con le persone, e con la sensazione della violenza. Quanto al proprio lavoro, esso si svolge solamente attraverso i reperti dei delitti, siano essi documenti o fotografie di delitti. Una notte come tante altre, la figlia adolescente Linda viene fermata perché trovata in possesso di una pistola; contemporaneamente, si ha notizia dell'omicidio dell'importante uomo d'affari Ullrich. Costretto dal suo superiore a partecipare attivamente alle indagini su questa morte violenta, Monaco si rende conto di non esser più l'investigatore di una volta e, cosa che ancor più lo tormenta, d'aver abdicato a taluni dei propri doveri di padre. Assistito dal suo amico ed allievo Levi, egli scopre - nel tentativo di far cadere qualsiasi sospetto sulla figliola - un microcosmo di promiscuità e di squallore nel quale hanno parte delle giovanissime ragazze, finanche minorenni...

Al suo primo lungometraggio di finzione, dopo alcuni documentari su Milano, Bruno Oliviero con "La variabile umana" gioca la carta del film drammatico con coloriture di "giallo", che qui da noi mai ha avuto troppa fortuna. La si può individuare già in piccoli gioielli quali "Senza sapere niente di lei" (1969) di Luigi Comencini o "In nome del popolo italiano" (1971) di Dino Risi; più tardi, la formula è stata ripresa in diversi titoli, da "Notte italiana" (1987) di Carlo Mazzacurati sino a "La ragazza del lago" (2007) di Carlo Molaioli, due pellicole d'esordio alquanto riuscite. Rispetto a queste ultime, "La variabile umana" pizzica maggiormente le corde del privato (tanto che certuni riferimenti all'attualità, nelle motivazioni finali, appaiono la cosa più debole); l'intreccio guarda, piuttosto, a Durrenmatt, nel suo far affiorare la tragedia tra le pieghe della quotidianità.

Girata interamente su set veri, l'opera di debutto di Oliviero patisce un poco la mancanza di ritmo, e lo scioglimento vi appare telefonato; in compenso, diversi caratteri di contorno sono ben delineati - è  ottimo Claudio Amendola nei panni d'un ambiguo uomo di legge, laddove Pippo Delbono appare di contro disorientato nei panni di Ullrich - e l'ambiente della Questura è reso in maniera plausibile. Affiancato da Giuseppe Battiston che - nella parte di Levi - fa ulteriore mostra della propria duttilità d'interprete, Silvio Orlando tiene il centro della scena con la consueta bravura: agli iniziali sottotoni di mestizia interiorizzata, fa subentrare credibilmente il dolore d'una consapevolezza straziata, quasi incredula. Una nota di merito, infine, per l'esordiente Alice Raffaelli (Linda), proveniente dal corso Teatrodanza della scuola di Paolo Grassi.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

LA VARIABILE UMANA. REGIA: BRUNO OLIVIERO. INTERPRETI: SILVIO ORLANDO, GIUSEPPE BATTISTON, SANDRA CECCARELLI, ALICE RAFFAELLI. DISTRIBUZIONE: BIM. DURATA: 83 MINUTI.






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