martedì 17 settembre 2013

Rush

Può parer curioso, data la sua spettacolarità, ma sul grande schermo la Formula 1 di rado ha prodotto risultati interessanti. Il film forse più famoso sull'argomento, "Grand Prix"(1966) di John Frankenheimer, si ricorda soprattutto per l'uso innovativo dello split-screen, per gli effetti speciali e sonori (giustamente premiati con l'Oscar), per le ben realizzate sequenze delle gare: però, le vicende personali dei protagonisti soggiacciono all'uso di stereotipi e danno al tutto il sapore d'una soap opera pantografata (quasi tre ore, la durata). Peggio ancora "Le 24 ore di Le Mans" (1971) di Lee H.Katzin, fortemente voluto da Steve McQueen ma banale e noioso, finanche come documentario. Alla fine, la più bella pellicola sull'argomento resta "Indianapolis pista infernale" (1969) di James Goldstone, che è tuttavia - nelle forme del melodramma - in primis la notomizzazione del problematico rapporto fra due coniugi (grandi, le prove di Paul Newman e di Joanne Woodward): alle corse vengono riservati solamente gli ultimi venti minuti, peraltro appassionanti.

Il rombo dei motori, lo stridio delle ruote sull'asfalto, insomma, si sono negli anni rivelati difficili da maneggiare, per cineasti anche talentuosi. C'era, perciò, molta attesa per "Rush" (alla lettera, "corsa precipitosa", ma anche "fretta", "eccitazione"), ove viene ricostruita minuziosamente la storia della rivalità fra due piloti, James Hunt  - morto d'infarto nel 1993 - e Niki Lauda, oggi sessantaquattrenne: si va dagli esordi in Formula 3 sino ai campionati del mondo di Formula 1, che li videro vincitori nelle stagioni 1975 (Lauda) e 1976 (Hunt). In quest'ultima annata, il primo rischiò di perire in un incidente dal quale uscì orribilmente ustionato: solo un mese dopo, col volto ancora sfigurato, risalì in macchina per cercar d'impedire al suo rivale di raggiungerlo in testa alla classifica (alla fine, quest'ultimo lo sorpassò di un punto).

Se regista vi era, sulla carta, adatto a una simile impresa, questi era Ron Howard, mostratosi - nel corso d'una carriera versatile come poche altre - abile a mettere in scena "la ricerca eroica d'un equilibrio nei limiti e nelle sconfitte inevitabili" (G.Manzoli). Forse memore del clima della New Hollywood nel quale egli è cresciuto come autore (e della lezione del suo antico mentore, Roger Corman), l'ex Richie di "Happy Days" licenzia un'opera fiammeggiante e survoltata: lo scontro di personalità fra i due piloti - l'effervescente inglese amante degli eccessi in corsa e nella vita, il raziocinante austriaco tutto disciplina e metodo - è reso con un'efficacia dai toni hawksiani nella sottolineatura del reciproco rispetto. Gli anni '70 rivivono coi colori e il sentimento del tempo, l'adrenalina scorre a fiumi laddove di scena sono le vetture (dalla Hesketh alla Ferrari): ma pure il racconto delle vite dei due personaggi ha un timbro che suona veritiero, si tratti degli eccessi alcolici e sessuali di Hunt o della drammatica degenza in ospedale di Lauda. E Chris Hemsworth è tanto bravo a rendere il vitalismo un poco angosciante dell'uno, quanto Daniel Bruhl la ticchettante metodicità dell'altro.
                                                                                                                                Francesco Troiano

RUSH. REGIA: RON HOWARD. INTERPRETI: CHRIS HEMSWORTH, DANIEL BRUHL, OLIVIA WILDE, PIERFRANCESCO FAVINO, NATALIE DORMER. DISTRIBUZIONE: 01.
DURATA: 123 MINUTI.


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