martedì 4 novembre 2014

Sils Maria

Maria Enders, diva quarantenne al culmine della propria carriera internazionale, è assurta alla fama oltre quattro lustri prima interpretando a teatro il ruolo di Sigrid, giovane ambiziosa che induce al suicidio la più matura Helena, innamoratasi di lei. La scomparsa di Wilhelm Melchior, autore del dramma che tanto ha significato per il suo percorso professionale, la induce a rifare il testo, però calandosi questa volta nei panni della coprotagonista. A ricoprire il ruolo che un tempo le era appartenuto, il giovane regista della nuova versione chiama una starlet hollywoodiana, Jo-Ann Ellis, predisposta in maniera sgradevole allo scandalo. Recatasi assieme alla sua inseparabile assistente Valentine a Sils Maria, un remoto paese delle Alpi ove si preparerà per il cimento, Maria si trova ad affrontare un periglioso bilancio della propria vita giusto mentre è alle prese con un divorzio, e la paura dell'età che passa diviene più incalzante...

Entrambi all'inizio della propria vicenda artistica, Olivier Assayas e Juliette Binoche si incontrarono per la prima volta al tempo di "Rendez-vous"(1985), esordio dietro la macchina da presa di André Téchiné: lui coautore del testo, lei attrice principale, dipoi intraprendono due strade parallele e fortunate, senza però più riuscir a incrociarsi. "Sils Maria" deve, perciò, essere parso ad entrambi un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Nato da un'idea della stessa Binoche e da un documentario di Arnold Frank, "Cloud Phenomena of Maloja" (1924), in cui viene ripreso il singolare fenomeno atmosferico del "serpente del Maloja" (vale a dire, lo scorrere autunnale di una catena di nuvole lungo tutta l'Engadina), esso ritorna su temi cari al cineasta parigino: già "Irma Vep" (1996) era la storia di un "film nel film", con la star del cinema orientale Maggie Cheung nella parte di se medesima, e un abile intrecciarsi della passione per la settima arte con l'autobiografismo.

Qui, il gioco si fa, se possibile, ancora più vertiginoso. Mentre "Kowalski" dei Primal Scream risuona rabbiosa in colonna sonora, Assayas costruisce un racconto matrioska ch'è un ininterrotto rifrangersi di specchi. Il rapporto fra Maria e Jo-Ann riproduce quello fra Helena e Sigrid, ma anche l'interazione fra Maria e Valentine scaturisce da dinamiche similari. Si tratta di un esercizio di metacinema, dove Kristen Stewart tiene botta muovendosi fra una complicità amicale ed un'ostilità da deuteragonista nei confronti di Binoche. Per cui, nelle meravigliose scene della prova del testo, Maria/Helena/Juliette si scontra e più raramente s'incontra con Valentine/Sigrid/Kristen, dando luogo a uno spettacolo recitativo d'alta classe. Il modo in cui Maria cerca di collocarsi in una zona acronotopica che prescinda dall'anagrafe è il cuore della vicenda: la modalità, di contro, è l'attenzione di chi guarda, la sua capacità di sfuggire alla pania dell'autoreferenzialità. Ed è per questo che l'evento fondamentale è una sparizione silente, che suscita un interrogarsi doloroso sull'incapacità di porsi in ascolto, di "soffermare lo sguardo solo un istante in più". Per paradosso bildungsroman, nel senso del viaggio verso il raggiungimento della maturità da parte di una donna incapace di non restar ancorata ai privilegi della giovinezza, "Sils Maria" adopera come mezzo comunicativo la parola in modo torrenziale, implacabile, staremmo per dire sfinente. Ma quanto d'attenzione, fatica, concentrazione il regista chiede allo spettatore, viene infine ripagato dalla visione di un'opera di cristallina bellezza che ha la forma di un oggetto filmico nitido, a tratti contundente, sempre ammaliante.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

SILS MARIA. REGIA: OLIVIER ASSAYAS. INTERPRETI: JULIETTE BINOCHE, KRISTEN STEWART, CHLOE GRACE MORETZ. DISTRIBUZIONE: GOOD FILMS. DURATA: 124 MINUTI.

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