lunedì 29 dicembre 2014

Big Eyes

Margaret Ulbrich è una giovane donna priva di mezzi, che licenzia per passione e per necessità dipinti raffiguranti dei teneri marmocchi dagli occhi giganteschi. Allontanatasi da suo marito nella sola maniera  possibile a quei tempi (siamo negli Usa degli anni '50), i bambini più poche cose caricate sull'auto e via, ella s'imbatte, dipoi, in Walter Keane, un "wannabe artist" scaltro e privo di scrupoli. Intuendo, in quelle opere vagamente kitsch ed intrise di sentimentalismo, delle potenzialità commerciali, egli - impalmata la pittrice - inizia a spacciarle per proprie e a prender a venderle con metodi inediti, tuttavia efficaci. In breve tempo, un enorme quanto inatteso successo arride ai lavori, al punto che Walter può edificar un autentico impero su di una colossale menzogna, riuscendo ad abbindolare l'America intera. Sino a che Margaret decide di ribellarsi, intentando al consorte una causa di divorzio in cui sostiene di essere lei, la vera autrice dei quadri...

In un'epoca nella quale l'arte femminile non godeva di alcuna reale considerazione (quella di Margaret O'Keefe essendo l'eccezione tesa a confermar la regola), il plagio che Walter commette ai danni della coniuge è reso possibile dal modo in cui si sviluppavano tantissime storie d'amore allora, prendendo le mosse dalla seduzione adorante e sfociando nella sottomissione più o meno inzuccherata. Tuttavia, il femminismo si avvicinava a passo spedito e Margaret si trovò in qualche modo a esserne un apripista. Nata nel 1927 in una famiglia metodista del Tennesse, reduce da studi artistici, la ragazza - carattere introverso e solitario - principiò a dipingere per esternare "le proprie emozioni più profonde". Oggi ha 87 anni, vive nel Connecticut e Tim Burton, divenutone amico, ha acquistato alcune tra le sue tele, senza mai nascondere ch'esse sono state per lui fonte d'ispirazione.

Lavorando su una solida sceneggiatura di Scott Alexander e Larry Karaswezski, grandi esperti di biopic (il loro script sul comico Andy Kaufman è alla base di "Man on the Moon"; quello sull'editore Larry Flynt, della pellicola omonima; inoltre, hanno prodotto un film sull'attore Bob Crane, "Autofocus"), Burton ha messo in scena un racconto sempre illuminato dalla luce solare, nel quale i personaggi indossano delle mise pastello in abitazioni color pastello dotate di piscina e di angolo bar. Fedele agli avvenimenti reali sino alla pignoleria, il regista ha poi lasciato mano libera a Christoph Waltz, attore dotatissimo al quale però bisogna tener la briglia corta (e qui, di fatti, più d'una volta gigioneggia, lasciandosi trascinare dall'istrionismo del personaggio); un poco del Maestro lo si trova in certe scene, a esempio negli occhi di Amy Adams che piange e guida nell'unica scena notturna. Per il resto del metraggio, il cineasta californiano sparisce, quasi questa pellicola nascesse dal bisogno di rendere omaggio ad una persona "presente" con i suoi soggetti in tutto il proprio percorso artistico. Intendiamoci, l'insieme possiede una sua piacevolezza e non ci si annoia: ma siamo ben lontani dai capi d'opera burtoniani, e riferire d'una piccola delusione non ci sembra invero fuori luogo.

BIG EYES. REGIA: TIM BURTON. INTERPRETI: CHRISTOPH WALTZ, AMY ADAMS, TERENCE STAMP, KRYSTEN RITTER, JASON SCHWARTZMAN, DANNY HUSTON. DISTRIBUZIONE: LUCKY RED. DURATA: 104 MINUTI.

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