domenica 17 aprile 2016

Truman

Julian, attore argentino che vive e lavora da lungo tempo a Madrid, è affetto da un cancro che sembra refrattario ad ogni trattamento: persino l'esito della chemioterapia non ha soddisfatto il paziente. Il suo miglior amico Tomas, madrileno trasferitosi in Canada, affronta un lungo viaggio per portare conforto al sodale. Egli ha solo quattro giorni da trascorrere con Julian, ed è consapevole che a quest'ultimo resta ben poco tempo da vivere: entrambi, tuttavia, non si piegano alle logiche dell'addio, preferendo invece entrare assieme in quella specie di spaesamento che sempre precede la dipartita, e che necessita pure di decisioni pratiche non ulteriormente rinviabili. Una su tutte è di grande difficoltà per il morituro: riguarda Truman, il proprio adorato cane, per il quale andrà trovata una soddisfacente sistemazione, dato che il suo padrone non potrà più occuparsene. E persino in ciò, Tomas non lascerà nelle ambasce l'amico di una vita, costi quel che costi...

Presentato al Festival di Toronto, "Truman" è un film difficilmente definibile. Non che manchino esempi di pellicole sull'elaborazione della scomparsa: da "Love Story" (1970) di Arthur Hiller a "Quel fantastico peggior anno della mia vita" (2015) di Alfonso Gomez-Rejon, passando per "L'amore che resta" (2011) di Gus Van Sant, "50 e 50" (2011) di Jonathan Levine e "Colpa delle stelle" (2014) di John Boone, l'elenco potrebbe essere lungo. Quello che rende la fatica di Cesc Gay diversa da tutti e, in qualche modo, memorabile, è il tono, che qui davvero fa la canzone. Raccontare gli ultimi giorni di un uomo senza pietismo o retorica dei sentimenti è impresa titanica, però il regista spagnolo va in souplesse, commuovendoci profondamente e facendoci sorridere, nonché riflettere sull'amicizia e sull'importanza degli affetti (la figura di Truman, il bullmastiff che pare comprendere quanto sta succedendo, è una trovata straordinaria). Inoltre, senza darlo a vedere, la pellicola è una riflessione su quanto l'imminenza della fine cambi l'ordine delle nostre priorità: l'estroso e bohémien Julien - separato, un figlio, una vita piena e un po' spregiudicata, vissuta all'insegna della leggerezza - scopre in sé le doti del pragmatismo e della responsabilità, un tempo appannaggio esclusivo di Tomas; ed il secondo, girovagando per la città insieme all'amico, si scopre duttile e disposto a piccole eccentricità, nel corso delle varie avventure urbane che affronta. 


Cesc Gay racconta la vicenda di Truman con eguale onestà e franchezza, dando vita a un gruppetto di caratteri credibili e che non si può fare a meno di amare: al punto che separarsi da loro sarà arduo per lo spettatore, quanto lo è per Tomas staccarsi da Julian, e viceversa. La sceneggiatura non cede di una virgola alle tentazioni della furbizia, non si dedica alla facile e fruttuosa esazione della lacrima a buon mercato, ma sta sui personaggi ricordandoci che ciascuno muore come può, e coloro che gli stanno intorno dovrebbero semplicemente accettarlo. Naturalmente questo eccellente risultato deve molto ad una coppia di interpreti di alta classe: Ricardo Darin nei panni di Julian e Javier Camara in quelli di Tomas sono strepitosi, davvero unici nel portarci nel cuore della storia e del dolore, senza mai farci smarrire. Si esce rasserenati, dalla visione di "Tomas", e innamorati di un cinema che si pensava scomparso: capace di mettere in scena la natura umana nella sua essenza, in punta di cinepresa e senza scordare l'importanza d'un sorriso.

                                                                                                                                     Francesco Troiano

TRUMAN. REGIA: CESC GAY. RICARDO DARIN, JAVIER CAMARA. DISTRIBUZIONE: SATINE. DURATA: 108 MINUTI.
 

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