martedì 7 marzo 2017

Questione di karma

L'esistenza di Giacomo, rampollo d'una famiglia d'industriali, è stata condizionata dalla morte del padre, suicidatosi sotto i suoi occhi quando aveva appena quattro anni. Una volta cresciuto, più che occuparsi dell'azienda, ha preferito dedicarsi alle sue mille passioni. Incapace di superare il trauma che ha subito da piccino, a un certo punto s'affida alla teoria della reincarnazione: rintracciato un eccentrico e anziano esoterista, ne ricava l'indicazione che il genitore riviva in un tal Mario Pitagora, squattrinato in cerca di colpi di fortuna, perseguitato per debiti da decine di persone. Scaltrito imbroglioncello privo di scrupoli, il presunto reincarnato comprende ben presto di poter cavare ampi vantaggi dalla credulità di Giacomo: così, decide di accettare la propria parte nella recita. Ma gli esiti saranno differenti da quelli previsti...

Sulla scorta del successo di "Se Dio vuole" (2015), suo fortunato esordio alla regia, Edoardo Falcone ci riprova con questo "Questione di karma", riprendendo la formula del buddy movie e - anzi - strizzando l'occhio ai classici del genere. L'inizio, con la voce off del protagonista che riassume gli eventi, è già la dimostrazione dell'inattendibilità dell'assunto: poi, la narrazione si avvia stentatamente, ripetitiva e con l' andamento rallentato dalle conseguenze che la situazione comporta nelle famiglie delle due figure centrali. La seconda parte vede il ritmo crescere, alcune buone trovate farsi strada e taluni dei personaggi - l'ottimo Germano, su tutti, ma pure la caratterizzazione di Eros Pagni lascia il segno - acquistare spessore, fino a un doppio finale non sgradevole, comunque un tantino pleonastico.

Fin qui il giudizio sulla pellicola, ma ci pare occorrano considerazioni più generali. Nel 1970, parlando della commedia all'italiana, Goffredo Fofi scriveva che essa riscattava "quel po' di satirella di costume con tante ma tante concessioni alla furbizia, alla super-virilità, al qui nessuno è fesso, al qualunquismo, alla chiusura mentale e affettiva (gabellata per sentimentalismo familiare), in una parola alla a-moralità bassamente moralistica abbandonata dai padroni e dai preti, che da un pezzo ne fanno a meno, ai piccolo-borghesi, sempre scontenti di tutto e sempre paurosi di ogni cambiamento e soddisfatti solo di sé". D'accordo, si era in un periodo particolarmente "caldo" e certi giudizi suonan magari adesso troppo riduttivi o determinati da polemiche politiche contingenti: tuttavia, ci chiediamo cosa si potrebbe dire oggi delle incursioni nel comico-brillante, che sono l'unica strada percorsa dalla cinematografia indigena da decenni.

Se le opere criticate dal Fofi all'epoca (e dalla maggior parte della critica nostrana, anche quella togata e ufficiale), erano firmate da registi del calibro di Risi, Monicelli, Comencini, come argomentare sull'oggi dei Falcone e dei Ponti, dei Miniero e dei Genovese (del quale il riuscito "Perfetti sconosciuti" si può considerare l'eccezione e non la regola, viste le sciocchezze che l'han preceduto copiose)? Che manca del tutto il coraggio e la voglia di alzare la posta, da parte di produttori che non azzardano, sceneggiatori che non graffiano, cineasti al più notarili nelle loro messe in scena. In lavori quali "Una vita difficile", "Il sorpasso", "La visita", "Io la conoscevo bene", "La grande guerra", "Tutti a casa", "C'eravamo tanto amati", non si tremava di fronte a narrazioni adulte, a conclusioni amare o esplicitamente tragiche. E, partendo ora da presupposti meramente commerciali e dal terrore di inquietare le platee, "Questione di karma"-  come tanti prima e, temiamo, dopo - non può essere altro che l'ennesima occasione perduta.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

QUESTIONE DI KARMA. REGIA: EDOARDO FALCONE. INTERPRETI: FABIO DE LUIGI, ELIO GERMANO, ISABELLA RAGONESE, EROS PAGNI, STEFANIA SANDRELLI. DISTRIBUZIONE: 01. DURATA: 87 MINUTI.   

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